Editoriale: Gioco serio, oltre l’ossimoro


Il “serious game” (SG), concetto apparentemente ossimorico, rimanda ad un’attività seria in un contesto di gioco, senza finalità di intrattenimento. Si tratta, quindi, di un gioco “in cui l’educazione (nelle sue varie forme) è l’obiettivo principale piuttosto che l’intrattenimento” (Michael, Chen, 2005, p. 17). La sua crescente diffusione, a partire dagli anni ’70 per poi affermarsi agli inizi del 2000, e il crescente interesse multidisciplinare sul tema pone la necessità di una riflessione rispetto alle attuali direzioni e le piste di futuro da esplorare sul tema. Il SG ha trovato, infatti, un terreno favorevole per la sua applicazione in differenti contesti: non solo gli ambiti formali dalle scuole, all’università fino alle proposte per la terza età, ma anche gli apprendimenti nei contesti non formali e nei luoghi di lavoro prevedendo lo sviluppo parallelo della dimensione formativa/educativa e quella ludica (Guerini). Costituisce, quindi, attualmente un valido strumento di apprendimento e di sviluppo professionale e personale oltre che di comunità (Breuer, Bente, 2010).