La
legge 240 sull’Università appare infatti come l’atto estremo di un processo
eutanasico che nel corso degli anni ha in modo trasversale compromesso
irreversibilmente il sistema della ricerca e dell’alta formazione in Italia; un
sistema da tempo malato, afflitto da segni evidenti di smarrimento e
demotivazione e che non può ottenere benefici da una legge di riforma che
preclude qualsivoglia processo virtuoso. Infatti non si sono fatti attendere
alcuni primi esiti: molti ricercatori sono migrati verso altri lidi, lasciando
l’Accademia per seguire diversi e più vantaggiosi percorsi lavorativi.